Andrea Menon, centrocampista degli Juniores, cresciuto nei colori neroverdi è sempre stato a disposizione dei Mister delle formazioni più giovani perché ama stare a contatto con i piccoli atleti ancora da forgiare.
Abbiamo fatto un passaggio con lui per cogliere le sue impressioni.
Ciao Andrea, in questo campionato aiuti Adriano Ghiotto durante gli allenamenti dei pulcini, ci racconti perché?
Non è la prima volta che aiuto un mister negli allenamenti dei più piccoli, l’ho già fatto in passato. In questo campionato ho accettato la proposta di Adriano perché ero curioso. Adriano lo conosco da sempre, è un amico di famiglia. Di lui mi sono arrivate sempre voci della sua bravura, pazienza e capacità di formare le giovani leve, il nostro futuro. Io non ho mai avuto però la fortuna di essere allenato da lui e quindi volevo conoscere le sue tecniche, il suo approccio, in poche parole volevo testarlo sul campo.
Caspita, interessante, dai racconta, come sta andando?
Con Adriano mi sono trovato subito bene. Ha un’idea del calcio molto vicina alla mia. E poi, è entusiasmante allenare i ragazzi di 10-11 anni perché sono ricettivi, sempre pronti a imparare, anzi vogliono proprio imparare il più possibile. A questa età, viene insegnato loro le fondamenta del calcio, come: le posizioni in campo, i passaggi cruciali ed è anche il momento in cui si inizia a capire il ruolo più giusto per ognuno di loro.
Ti sei posto un obiettivo personale?
Certo, per me lo scopo principale è insegnare a questi piccoli atleti il rispetto per gli avversari, per i compagni e anche per gli allenatori.
Quali soddisfazioni ti stai portando a casa da questa esperienza?
È molto appagante vedere, durante le partite, i ragazzi dare anima e corpo per la squadra e soprattutto mettere in atto tutto ciò che gli è stato insegnato durante gli allenamenti.
Come pensi ti vedano, loro? Come amico, come allenatore, come fratello maggiore?
Ho tutti e tre i ruoli insieme. Credo mi vedano sia come amico, come allenatore e anche come fratello maggiore. Sono molto felice di questo triplice ruolo a me riconosciuto. Vuol dire essere ascoltato come allenatore ma, essere anche interpellato come fratello maggiore o come amico, quando hanno qualche problema.