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Coraggio, controllo di palla, spirito di sacrificio, determinazione ed una grandissima forza psicologica sono le doti fondamentali che in aggiunta al fiuto del gol, all’opportunismo, alla fantasia e alla capacità di “rubare” il tempo, occorrono per essere una buona punta.

Tante doti, ma assolutamente fondamentali e necessarie per sopportare le continue attenzioni dei difensori o ancor peggio le pressioni interne ed esterne di tifosi e stampa che ne determinano le responsabilità del ruolo.

Il coraggio è dote fondamentale di qualsiasi calciatore, qualunque ruolo ricopra. Nell’attaccante lo è a maggior ragione perché consente di cercare soluzioni grazie alla fantasia e ti permette anche di “buttarsi” in mischia o in spazi ridotti alla ricerca di un colpo vincente. Un ottimo controllo di palla (spesso un controllo di palla orientato che permette di escludere un eventuale intervento diretto del difensore) consente all’attaccante di poter sopportare le attenzioni dei difensori e in associazione alla protezione della palla stessa, permette alla squadra di avere un terminale su cui poter contare per la manovra.

Sono pochi e assolutamente straordinari gli attaccanti che si possono permettere di non partecipare alla fase di non possesso palla. Il calcio è cambiato ed è sempre più legato all’espressività di squadra, alla maggior parte degli attaccanti è ormai richiesta un’assoluta partecipazione alla fase difensiva, nonché un ripiegamento per gli eventuali calci da fermo subiti, in situazione di marcatura ad uomo o a zona. Insomma , un attaccante che non ha “spirito di sacrificio”, che non fa” lavoro sporco” farà fatica a trovare spazio in una squadra oggi!

Come anche il nostro Alberto Zattera afferma:

“Il centravanti era un po’ abbandonato a se stesso: doveva gestire tutta la fase d’attacco da solo senza il supporto del centrocampo, mentre adesso i centrocampisti sono molto più partecipi alla fase offensiva come viceversa gli attaccanti a quella difensiva.”

Altra dote fondamentale è la determinazione che è assolutamente necessaria nella ricerca del gol o nel mantenimento del possesso della palla. E’ importante che l’attaccante difenda palla con grande determinazione e non la perda soprattutto quando la squadra si sta aprendo, prende ampiezza, e si sta muovendo ed è quindi in una situazione tipica di fase di possesso palla. Sempre attento e vigile deve saper sfruttare le indecisioni o gli errori della difesa. Paolo Rossi e Inzaghi hanno fatto di questa dote una loro prerogativa, un “marchio” di distinzione. Quanti gol hanno segnato mettendo a frutto il loro opportunismo e quindi leggendo con anticipo la situazione di disagio della difesa avversaria?

Oggi per un attaccante è davvero dura soprattutto perché le difese sono organizzatissime e possono contare sulla collaborazione degli altri reparti quindi gli spazi sono pochi e ristretti e l’attaccante è sempre “alla ricerca dello spazio perduto”. A volte basta prendere un metro per poter arrivare primo sulla palla, alle volte anche solo la punta del piede per determinare uno scambio od una conclusione. Anche i regolamenti e la puntualità degli arbitri nell’intervenire è cambiata. “I regolamenti condizionavano la vita dell’attaccante.” afferma Zattera. “Si permetteva parecchio il gioco duro e molti interventi al limite. Molte volte sono stato fermato con le cattive quando mi lanciavo verso la porta avversaria.”

Nella lettura anticipata della situazione di gioco che si sta creando, sta il segreto di ogni buon attaccante, mentre un vero e proprio “bomber” ha la capacità di utilizzare un tempo diverso da quello naturale dell’azione, ossia la capacità di cambiare il tempo di esecuzione e quindi di accelerare o rallentare improvvisamente, spezzando quindi la naturale sequenza di movimenti che ne determinano il gesto di esecuzione finale ed è questa la dote che un goleador deve avere per poter creare la difficoltà più grande ad un portiere. “Rubare il tempo” significa quindi anticipare la lettura dell’epilogo di un azione per poter anticipare il proprio difensore ma anche “modificare”, accelerare o rallentare la naturale sequenza del gesto finale per trarre in inganno il portiere e mandarlo fuori tempo.

Anche gli aspetti più puramente tecnici sono cambiati molto: preparazione fisica, tattica e molto altro, si sono evoluti per permettere la migliore espressione possibile dell’atleta.

“Oggi, oltre all’assoluta necessità di dover essere portati fisicamente, vedo i giocatori a volte “ingabbiati” da schemi e movimenti studiati. Sicuramente poi invidio tanto agli atleti di oggi i campi quasi perfetti, mentre ai miei tempi si giocava veramente su qualsiasi terreno. Dall’altro lato della moneta questo però ti portava a migliorare la tecnica e a gestire meglio le imprevedibilità del pallone.”