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Chi era Arshdeep da bambino?

Sono sempre stato un bambino vivace e sveglio. D’altronde se nasci in India non hai molta scelta. Ma poi all’età di 7 anni sono venuto in Italia. E tutto è diventato più bello.

Hai sempre voluto fare il calciatore?

Si! Mio papà giocava a calcio quindi mi ha trasmesso la sua passione. Io la sto portando avanti. Perché ormai “il calcio e diventato la cosa più importante, delle cose meno importanti.” Cit- A. Sacchi ahahaha

Qual è il primo ricordo che hai legato al calcio?

Il mio primo ricordo legato al calcio qui in Italia è stato, quando ho fatto gol nella mia porta. Perché non capivo la lingua. E giocavo non conoscendo le regole.

Da bambino chi era il tuo idolo?

Il mio idolo è sempre stato Ronaldinho. Mi ha fatto innamorare ancora di più a questo sport.

Per quale squadra tifavi?

Ero e sono tifoso del Milan.

Sentivi di avere le potenzialità di costruirti una carriera? Magari anche da professionista?

Si, ho sempre sognato che un giorno avrei giocato in serie A.
Ma alla fine è il sogno di ogni bambino che comincia giocare a calcio. E chi lo nega, mente! ahaha!
Ma nel mio piccolo mi sono tolto tante soddisfazioni comunque.

Il tuo percorso sportivo come si è sviluppato?

Ho cominciato tardi, nel Crespadoro a 10 anni, ed ero scarsissimo! Poi con allenamento e determinazione sono migliorato e sono passato al Chiampo, con il quale ho esordito in prima squadra a 17 anni. A 19 anni ho vinto il campionato di prima categoria da protagonista, l’anno calcistico migliore per me. Poi ho un pò girovagato, prima a San Giovanni poi a Sovizzo e Altavalle fino ad arrivare qui a San Pietro.

E ora per quale squadra tifi? Cosa ne pensi della sua situazione attuale?

Anche nel periodo più buio sono rimasto fedele al Milan. Ho visto il grande Milan di Berlusconi e poi sono rimasto ancorato ad Abate e Costant. Ma ora ci siamo rialzati, con il ritorno di Zlatan, il Milan è tornato a far paura. E io non vedo l’ora di tornare allo stadio.

Al di fuori dal calcio hai altri idoli?

Al di fuori del calcio, il mio idolo è mio papà che con mille sacrifici ha regalato alla mia famiglia questa vita così “facile”. Non mi ha mai fatto mancare niente.

Quando sei diventato centrocampista?

Io non ho un ruolo ben definito. Sono un jolly. Il centrocampista è il mio ruolo, si, e mi piace.  Ma negli anni ho fatto anche il difensore e l’attaccante.

Come ti sei avvicinato alla prima squadra del GS?

Al San Pietro mi sono avvicinato grazie al mio compagno Christian Querci. Mi ha messo lui in contatto con la società. Perchè io volevo il San Pietro. Anche se avevo altre offerte. E la società mi ha dato fiducia.

Il consiglio migliore che hai ricevuto in carriera?

Sono due i migliori consigli che ho ricevuto. Il primo da mister Rezzadore ai tempi del Chiampo: “Singh testa bassa e pedala, e ti toglierai molte soddisfazioni”.
Il secondo da mio papà:  “Niente sacrificio niente vittoria”.
E li applico sia nel calcio che nella vita.

Hai più amici dentro o fuori dal calcio?

Ho pochi amici ma buoni. Ovviamente il 90% di loro li ho conosciuto grazie al pallone.
Sono le passioni che legano.

Come stai vivendo il periodo di isolamento?

Male! sto diventando matto! Casa-Lavoro, nient’altro.
Ho voglia di tornare in campo! Mi mancano i miei compagni, mi manca allenarmi, ma soprattutto mi manca la Domenica.

A livello di videogiochi e serie tv, quali sono i tuoi gusti?

Fifa e Fortnite sono una droga! Invece di serie Tv, guardo un pò quello che capita. Di solito è la morosa che decide.

Come immagini sarà tornare in campo?

Tralasciando la preparazione atletica che ci faranno fare, sarà bellissimo non vado l’ora. Ho voglia di giocare devo ancora dimostrare tanto con questi colori.