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Marco, partiamo dall’inizio. Quali sono i tuoi primi ricordi legati al calcio?
I miei primi ricordi si rifanno tutti a quando ero piccolo e frequentavo le elementari.
Ogni pomeriggio, finita scuola, ci ritrovavamo in una quindicina di bambini al “parchetto” o al campo parrocchiale di Chiampo (che all’epoca era accessibile a tutti) e si rimaneva a giocare finché i genitori non venivano a chiamarci arrabbiati perché era buio, o era pronta la cena e non eravamo ancora tornati a casa.
Se ripenso a quei momenti lì, mi vengono in mente tante ginocchia e polsi sbucciati, tanti lividi sulle gambe, ma tanta serenità e felicità.

 

Ti è sempre piaciuto il calcio?
Si, sempre e tanto…ma tanto!
Diciamo che a mio papà non è mai piaciuto il calcio e quindi non posso affermare che sia una passione tramandata “di padre in figlio”, ma direi più che altro da “nonno a nipote”. Per mio nonno infatti il calcio era tutto, ed è stato lui a farmi conoscere il pallone ed il suo amato Lanerossi Vicenza (da allora la mia unica squadra del cuore).

 

Ci sono stati momenti in cui hai pensato di mollare di giocare a calcio?
Il calcio l’ho già mollato per due anni nel periodo della magistrale, un distacco forzato molto sofferto, dovuto alla distanza da casa. Il pensiero ogni tanto si palesa visti i tanti impegni e le trasferte lavorative, ma alla fine ogni volta il borsone lo preparo lo stesso e quando entro in spogliatoio il pensiero è già sparito.

 

Perché hai scelto di giocare in difesa?
La scelta è stata dovuta un po’ dal prendere al balzo un’opportunità. Infatti al mio primo anno di prima squadra a Chiampo vigeva la regola del giovane in campo, ed il ruolo più scoperto era quello da terzino sinistro… Da lì i 4 anni al Chiampo li ho sempre fatti da terzino, ma per tutte le giovanili ho giocato come ala sinistra o addirittura attaccante.

 

Perché il GS S.Pietro?
Al GS S.Pietro mi ci ha portato un mio amico ed ex compagno di squadra (Roverso Roberto) che mi aveva sempre parlato molto bene e mi ha convinto ad allontanarmi dalla Valle del Chiampo. Ma all’interno della squadra e dello staff conoscevo già altre persone, che hanno reso facile la scelta.

 

Quali sono i momenti migliori della tua esperienza al GS S.Pietro?
I momenti migliori non li associo a vittorie particolari, a partite vinte all’ultimo minuto o che, ma ad ogni venerdì sera, in cui, dopo l’allenamento ci fermiamo tutti in sede a mangiare quello che i dirigenti ci hanno cucinato. È in quel momento infatti, più che in altri, che si capisce cosa realmente sia il S.Pietro: una famiglia. Purtroppo è difficile da spiegare, bisogna farne parte per capirlo….

 

Hai due aggettivi per descrivere la tua personalità?
Direi serio e responsabile, ma forse sono solo aggettivi di facciata… In più sono sicuro che i più direbbero come primo aggettivo Ipocondriaco😂😂

 

Un motto personale che ti accompagna in campo e fuori?
No, nessun motto in particolare.