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La scorsa settimana gli Amatori hanno vinto il derby, conquistando il decimo risultato utile consecutivo.
Questa marcia consente alla compagine neroverde di rimanere salda al terzo posto.

Uno dei protagonisti di questa annata è sicuramente Alessandro Agresti. Il centrocampista, tra l’altro, è una delle figure più carismatiche in casa San Pietro anche per i suoi trascorsi.
Da piccolo ha avuto una parentesi al Montecchio Maggiore: “dopo i pulcini mi sono trasferito lì per 3 anni per poi tornare al GS. Sono rimasto in neroverde fino al 2012 facendo giovanissimi, allievi e Prima Squadra per 12 anni”
La sua storia calcistica è sempre stata a tinte neroverdi, anche se “ho voluto confrontarmi con esperienze diverse. Spinto da una voglia di mettermi in gioco sia a livello calcistico che personale ho conosciuto altre piazze. Dal Real San Zeno al San Lazzaro (per due anni) fino a Monteviale e Tezze.
Alla fine però si ha sempre nostalgia di casa e non avrei potuto chiudere la mia “carriera” se non al San Pietro.”

Perché hai deciso di far parte degli Amatori?
Amo troppo giocare a calcio e tutto quello che esso comporta sia in campo che fuori. Credo che ad un certo punto della propria vita calcistica ci sia una consapevolezza e una componente di “onestà” rispetto al proprio livello, che vada presa in considerazione.
Nonostante qualche proposta di continuare a giocare in categoria lontano dal San Pietro, ho scelto di lasciare l’attività agonistica per motivi familiari. Ma non potevo abbandonare completamente questo sport.
La volontà di continuare a giocare al GS, la nascita di una squadra Amatori del San Pietro, la possibilità di giocare con amici… erano tutti segnali chiari, o no?

Come sta andando la tua esperienza tra gli Amatori?
Direi benissimo. Sono sempre stato abituato a vivere il calcio nel modo più professionale possibile. Temevo che questo mio approccio allo sport fosse in contraddizione, o almeno, difficilmente conciliabile in una realtà come quella amatoriale. Invece mi sono ricreduto fin da subito. Oltre a giocare, mi sono messo a disposizione del mister per aiutarlo nella preparazione e gestione degli allenamenti. Il fatto che ogni lunedì ci troviamo in più di venti persone ad allenarci, mi piace considerarlo un merito personale.
Sarei ipocrita a non guardare anche l’aspetto dei risultati. Dopo una partenza un po’ complicata, abbiamo incanalato 10 risultati utili consecutivi conditi dalla vittoria nel derby contro il San Vitale la scorsa settimana. Ora siamo terzi in classifica a 4 punti dalla capolista. Ci proviamo!

Per quello che segui, cosa ne pensi della prima squadra che va così bene?
I risultati che la squadra sta ottenendo sono frutto di un percorso ripreso qualche anno fa. La programmazione di una società mai, ai miei occhi, così forte e solida; un mister che sta crescendo nel suo percorso assieme ai giocatori. “Vecchi” e “giovani”, tutti amalgamati benissimo in un gruppo di persone ancora prima che atleti. Ritengo ci siano delle buone qualità ma che la differenza la faccia lo spirito di squadra. Auguro ai miei (ex) compagni di poter trarre le massime soddisfazioni da questa stagione.

Cosa vuol dire per te ‘San Pietro’?
Rispondo parafrasando una citazione della teologa tedesca Dorothee Solle
“Come spiegherebbe a un bambino che cos’è la felicità?” “Non glielo spiegherei… gli darei la possibilità di giocare a San Pietro.

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