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Daniele “Lele” Agosti da anni guida la retroguardia del San Pietro. Vista la sua esperienza e il suo carisma da questa stagione il difensore classe 1984 indossa la fascia di capitano.
All’alba di un nuovo anno, Lele racconta il calcio e il San Pietro visto da lui, dai primi calci al pallone fino ad oggi.

Quando è cominciata la tua carriera?
La mia avventura calcistica è iniziata a 7 anni sotto la guida di Andrea Tomasi in palestra, perché era inverno.
Con l’ultimo anno di Esordienti ho ricevuto proposte da Montecchio e Vicenza con relativi provini. Per comodità e per amicizie ho scelto di andare al Montecchio, che vantava un settore giovanile estremamente competitivo. Lì ho passato 3 anni che nel percorso di crescita calcistica mi han dato molto.

E in prima squadra?
Oltre al San Pietro, in Prima Squadra ho avuto occasione di girare diverse piazze. A partire da La Contea fino al Real San Zeno, poi al Tezze, San Lazzaro Serenissima e Monteviale.

Come ti trovi nel ruolo di capitano?
Diciamo che la fascia da capitano è sempre pesante. Ma allo stesso tempo amplifica tutte le emozioni che il calcio è in grado di farti provare, nel bene o nel male. Ovviamente mi ritrovo la fascia in “comodato d’uso” in questo momento, ma spero di esserne all’altezza.

Cosa ha funzionato in questa andata?
Il girone d’andata ha funzionato in parte. Ha confermato che l’organico a disposizione è in grado di competere con tutte le altre Squadre. Possiamo mantenere accese le possibilità di raggiungere obbiettivi importanti.

Che cosa è migliorabile?
In questo momento “funzioniamo” a fasi alterne. Ci dimostriamo estremamente competitivi con le squadre di alta classifica, ma fatichiamo molto contro chi ci sta dietro.
Probabilmente non abbiamo ancora capito che una Squadra che vuole vincere non è interessata all’avversario che avrà davanti la Domenica. La squadra deve pensare ai 3 punti da fare per raggiungere il SUO obbiettivo.
Lo stimolo per vincere deve già esserci.

Che ritorno ci aspetta?
Sicuramente impegnativo dal punto di vista mentale. Sappiamo di dover recuperare dei punti, ma i margini d’errore diminuiranno ad ogni partita.
Dobbiamo provare a mettere pressione da subito a chi ci sta davanti, cercando di tener mossa la classifica ogni domenica.

Che idea ti sei fatto delle altre squadre?
Dopo anni in categoria riesci a farti un idea degli avversari quasi a tavolino. Conosci rose, guardi i risultati tutte le domeniche, ascolti racconti e commenti “da bar”. Giocarci contro diventa solo una conferma di quel che già sapevi. Qualcuno la chiama “esperienza”, altri “vecchiaia”.
Quest’anno ci son 2 squadre che stanno tirando il gruppo, ma altre 4/5 che al giro di boa rimangono in scia. Son convinto che qualcuno cederà il passo, ma ho l’impressione che i conti per la prima posizione si fanno nelle ultime 2 partite.

Vista la tua esperienza, che consigli daresti ad un giovane?
Un giovane deve aver ben chiaro che il Calcio è si uno sport di squadra, ma che l’ambizione è individuale. Una squadra ci insegna a stare in gruppo, a crescere come persone, a divertirsi insieme. Ma non è detto che ognuno ha le stesse ambizioni.
Personalmente direi ad ogni giovane di puntare in alto, cercare stimoli sempre maggiori e sfruttare le occasioni di poter crescere calcisticamente. La “carriera” del calciatore (anche dilettante) è più corta di quanto ci si renda conto. Ci possono essere errori ma possibilmente non rimpianti.

Quali sono secondo i pregi del San Pietro rispetto ad altre società?
Il pregio del San Pietro è uno solo: La Società! Non ho mai avuto problemi nelle mie esperienze in altre squadre. Se una persona si comporta correttamente spesso riceve altrettanta correttezza. Ma a San Pietro la società c’è sempre, non solo dal punto di vista calcistico, ma anche da quello umano. Tutti riceviamo qualcosa dal GS e tutti siamo stimolati a dare qualcosa a nostra volta.
È una comunità che ti rende orgoglioso di farne parte.

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